Tuscan Folk Songs
In the 1960s and 70s a young Tuscan woman of Spanish-Swiss parentage took it upon herself to collect, record and perform the traditional songs of Tuscany.
Born in Fiesole, brought up in postwar rural, poor Tuscany with a nanny from the Mugello area, Caterina Bueno was to dedicate her life to the preservation of a precious folk tradition. In her own words, when asked whether she was more interested in ethnomusicological research or performance: "Research! Because for me performance serves to finance research and to augment it."
Some results of her research can be easily found today on the internet although it is harder to locate the records she produced over the decades until her death in 2007.
Here is a brief anthology with links to the recordings and translations of some of the finds, including a magnificently malevolent example of a ritualised curse or maledizione, equally part of the ancient peasant cultures. The recordings are sometimes raw and imperfect but for that reason all the more authentic. The translations are literal and unpoetic, unlike the original lyrics.
First, a lover's ballad:
a very young Francesco De Gregori, with Caterina Bueno and Antonio De Rose in 1971 |
Caterina Bueno in later years |
Here is a brief anthology with links to the recordings and translations of some of the finds, including a magnificently malevolent example of a ritualised curse or maledizione, equally part of the ancient peasant cultures. The recordings are sometimes raw and imperfect but for that reason all the more authentic. The translations are literal and unpoetic, unlike the original lyrics.
First, a lover's ballad:
Eran tre
falciatori
eran tre falciatori
in un prato a falciar
in un prato a falciar
Col rastrellin dell'oro
col rastrellin dell'oro
la bella a rastrellar
la bella a rastrellar
in un prato a falciar
in un prato a falciar
Col rastrellin dell'oro
col rastrellin dell'oro
la bella a rastrellar
la bella a rastrellar
Mentre la rastrellava
suo amor morto trovò
e a piangere si mise
e pianse più d'un po'
e pianse più d'un po'
Colle sue amare lacrime
la bella lo lavò
coi suoi lunghi capelli
la bella l'asciugò
la bella l'asciugò
Da capo fino in fondo
la bella lo guardò
e trentadue ferite
la bella gli contò
la bella gli contò
Colle sue bianche braccia
a casa lo portò
e sul suo bianco letto
la bella lo posò
la bella lo posò
Trentadue coppie di preti
la bella fe' invitar
ed altrettante moniche
la bella fe' pregar
la bella fe' pregar
Tre doppi di campane
la bella gli sonò
fino alla sepoltura
la bella l'accompagnò
la bella l'accompagnò
Sopra vi fece scrivere
Qui giacque du' amator
l'un morto di coltello
e l'altro per amor
e l'altro per amor.
la bella fe' invitar
ed altrettante moniche
la bella fe' pregar
la bella fe' pregar
Tre doppi di campane
la bella gli sonò
fino alla sepoltura
la bella l'accompagnò
la bella l'accompagnò
Sopra vi fece scrivere
Qui giacque du' amator
l'un morto di coltello
e l'altro per amor
e l'altro per amor.
There were three reapers reaping in a meadow, the fair one raking with a golden rake.
While she was raking she found her love lying dead and she began to weep and weep.
With her bitter tears she washed him, with her long hair she dried him.
In her white arms she brought him home and on her white bed the fair one placed him.
Thirty-two pairs of priests the fair one invited and as many nuns the fair one bid pray.
Three times three the bells the fair one made them ring until the burial, the fair one accompanying.
While she was raking she found her love lying dead and she began to weep and weep.
With her bitter tears she washed him, with her long hair she dried him.
In her white arms she brought him home and on her white bed the fair one placed him.
Thirty-two pairs of priests the fair one invited and as many nuns the fair one bid pray.
Three times three the bells the fair one made them ring until the burial, the fair one accompanying.
On his grave she had them write: Here lie two lovers, one who died by dagger and the other for love.
The second is a love song pure and simple.
Dante Gabriele Rossetti, Paolo and Francesca, 1855 |
E cinquecento catenelle d’oro
Hanno legato lo tuo cuore al mio
Ell’hanno fatto tanto stretto il nodo
Che non lo scioglierà né te né io
Che non lo scioglierà né te né io
Ell’hanno fatto un nodo tanto forte
Che non si scioglierà fino alla morte.
Che non si scioglierà fino alla morte.
And 500 golden chains have linked your heart to mine
They have made the knot so tight that neither you nor I can loosen it
They have made the knot so strong that it will not loosen until we die.
Here is another version, as authentic and fine as can be.
The third is a lament. The region of the Maremma in southwestern Tuscany is traditionally the region of marshes, cowboys (butteri) and malaria.
Tutti mi dicon Maremma, Maremma...
Ma a me mi pare una Maremma amara.
L'uccello che ci va perde la penna
Io c'ho perduto una persona cara.
Sia maledetta Maremma, Maremma
Sia maledetta Maremma e chi l'ama.
Sempre mi trema 'l cor quando ci vai
Perché ho paura che non torni mai.
Everyone says Ah! the Maremma...But to my mind the Maremma is bitter. The bird who goes there loses its feathers and I lost a dear person there. Accursed be the Maremma, and those who love it. My heart always trembles when you go there because I fear you will never return.
The fourth is both ballad and comic lament, a lament of the contadino, giving the lie to the ironic popular saying, Si stava meglio quando si stava peggio or 'We were better off when we were worse off'.
Family of sharecroppers at the beginning of the 20th century, San Casciano Val di Pesa |
Il lamento del contadino
Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po'eri contadini,
che dopo tanto che si lavora
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
si fa una botte con acquettaccia
e lì si beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
di ascoltare o po'eri contadini,
che dopo tanto che si lavora
e mai di pace non abbiamo un'ora.
Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.
Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.
Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.
I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.
Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.
Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.
Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.
Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.
Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?
Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.
Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.
Po' si prende un po' di vinaccia,
si fa una botte con acquettaccia
e lì si beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.
Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.
Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.
Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.
I pray you all, O city people, to hear out the poor peasants who after so much work never have an hour of peace;
With hoe and mattock and the pack on our back, young and old, so armed, we look like so many soldiers;
We go with hope in the harvest, we always hope it will be over soon, then come rust and frost: that’s our fine desperate life.
When the business is done, some wheat is garnered and then comes the threshing and everyone comes running eagerly:
The first friar to reach the threshing floor greets the head man and then his wife and sits in the shade; he wants the wheat for Saint Francis;
Then comes the Capuchin monk with his early morning beard: father Dennis and Saint Gregory gather the souls of Purgatory.
Then there’s the nun with her sack who wants the wheat for Saint Elizabeth, to keep up the custom and the system and so the peasant’s harvest shrinks.
Then comes the broker with his lie; he takes away more than anyone and with the excuse of seeing the stable, wants hay for his mare.
Then come doctor, veterinarian, blacksmith, tailor and cobbler, the midwife with the undertaker and all on the poor peasant’s back.
Food and drink for the reapers, and after paying them will be tough; it all runs away fast, what is left for the peasant?
Let’s forget these games, but there are other finer ones and of these the worst is the half that goes to the landlord.
Then comes the grape harvest and that is when we really curse; we put it in the barrel and sell it and there’s an end to it.
Then we take a little grappa and mix a barrel with water and drinking that all winter long we suffer hell’s pains.
Then the wife goes to the market with her fine first-rate hens to clothe the children and bring home some clogs;
Then the young fair girls, to make their [dowry?] and their skirts, who leave the eggs behind the door so they get broken and are never hatched.
Thus happened to me in the end, so we are worse-off than pigs, working as much as you like but always mistreated.
We go with hope in the harvest, we always hope it will be over soon, then come rust and frost: that’s our fine desperate life.
When the business is done, some wheat is garnered and then comes the threshing and everyone comes running eagerly:
The first friar to reach the threshing floor greets the head man and then his wife and sits in the shade; he wants the wheat for Saint Francis;
Then comes the Capuchin monk with his early morning beard: father Dennis and Saint Gregory gather the souls of Purgatory.
Then there’s the nun with her sack who wants the wheat for Saint Elizabeth, to keep up the custom and the system and so the peasant’s harvest shrinks.
Then comes the broker with his lie; he takes away more than anyone and with the excuse of seeing the stable, wants hay for his mare.
Then come doctor, veterinarian, blacksmith, tailor and cobbler, the midwife with the undertaker and all on the poor peasant’s back.
Food and drink for the reapers, and after paying them will be tough; it all runs away fast, what is left for the peasant?
Let’s forget these games, but there are other finer ones and of these the worst is the half that goes to the landlord.
Then comes the grape harvest and that is when we really curse; we put it in the barrel and sell it and there’s an end to it.
Then we take a little grappa and mix a barrel with water and drinking that all winter long we suffer hell’s pains.
Then the wife goes to the market with her fine first-rate hens to clothe the children and bring home some clogs;
Then the young fair girls, to make their [dowry?] and their skirts, who leave the eggs behind the door so they get broken and are never hatched.
Thus happened to me in the end, so we are worse-off than pigs, working as much as you like but always mistreated.
The fifth is a serious ballad-lament which describes the harsh, miserable life of the carbonai or charcoal makers:
Giovanni Fattori, Il carro dei carbonai 1880 |
Il Lamento dei Carbonai
(This version is performed by Riccardo Tesi and Maurizio Geri who worked with Caterina Bueno.)
Vita tremenda, vita tribolata
Di chi alla macchia va per lavorare
Vita tremenda triste e strapazzata
Non si può creder quanto immaginare.
Parte da casa ha poco lieto il cuore
Si riunisce insieme ai suoi compagni
Lascia la moglie sola nel dolore
E i figli scalzi e ignudi come ragni.
Dicendole se giova il mio sudore
Speranza ho di far buoni guadagni
Soccorso vi darò poi lo vedrete
Comprerete il vestire e mangerete.
In Corsica, in Sardegna e fino a Rieti
Star sette mesi e non mi spoglio mai
Ma in cerca di fortuna
S'andrebbe anche nel grigio della luna.
S'incontra una foresta alta e bruna
si fabbrica una cella per dimora
si fabbrica di legno terra e sassi
sembra proprio il ricovero dei tassi.
Sette mesi bisogna coricarsi
nutrendosi del cibo più meschino
polenta e cacio si diventa grassi
Per risparmiare se ne mangia pochino.
Ora c'è l'ingiustizia e l'angheria
il capomacchia il prezzo vuiene a fare
e fra tare rincari e fra rivelli
credete a Dio ce ne rimangia mezzi.
Per S. Giovanni si fece fagotto
mezzi ammalati di febbre quartana
ritorno a casa stracanato e scotto
senza un quattrino e con la febbre addosso.
Terrible life, life of suffering of those who go to the woods to work, sad and exhausting, you can neither believe nor imagine it. He leaves home, sorrow in his heart, gathers with his mates, leaves his wife alone and heartbroken, his children barefoot and naked as spiders. Telling her, if my sweat can pay for it I have hopes of earning well. I'll help you, you will see, to have clothes and food. In Corsica, Sardinia, as far as Rieti, for seven months I never took off my clothes, but seeking fortune I'd even go to the dark side of the moon. He goes to a deep dark forest, makes a hut for a home with wood, earth and rocks; it looks like a badger's den. For seven months we bed like that, eating the most wretched food, polenta and cheese would make you fat but to save we eat little. Now this is injustice and deprivation, the boss sets the price and after taxes and quibbles and deductions, believe God, he steals half our wage. By the feast of Saint John we pack our things, half sick with recurring fever, go back home worn out and dog-tired without a penny but sick with fever.
The sixth is the song of a prisoner writing to his father about his loss of identity in prison. The song has unclear origins, some claiming it was written by the real Ridolfo Foscati, a life-prisoner in San Frediano, Florence in the 19th century.
Caro padre, ti scrivo piangendo,
questi righi per me dolorosi
e che mi restano ma tanto 'ngollosi,
nel vedermi trattare così.
E scrivendo la mano mi trema
e di tutto ti faccio palese
'e m'hanno tolto la veste borghese
'e m'hanno tolto la mia gioventù.
Caro padre, che brutti momenti,
qui non contano né pugni e né schiaffi,
'e disse il guardia: Levategli i baffi,
e l'avrei presa la spina nel cuor.
E la mattina del venti di marzo
il guardiano mi venne a vedere,
e con sé ce l'aveva i' barbiere
e una scranna per farmi sede'.
Con cattive maniere mi prese,
il rasoio 'un l'aveva perfetto,
e mi raschiava, parevo un capretto
i miei baffini li vidi andà' giù.
Quando poi egli èbban fatto tutto,
il guardiano m'accennò con un dito
e disse: Questo gli è i' vostro vestito,
e nel vederlo mi fece tremà'.
Questo numero che oggi indossate
vi cancella da i'nome e casato,
Centosette sarete chiamato
e Ridolfo Foscati mai più.
Centosette sarete chiamato
e Ridolfo Foscati mai più.
questi righi per me dolorosi
e che mi restano ma tanto 'ngollosi,
nel vedermi trattare così.
E scrivendo la mano mi trema
e di tutto ti faccio palese
'e m'hanno tolto la veste borghese
'e m'hanno tolto la mia gioventù.
Caro padre, che brutti momenti,
qui non contano né pugni e né schiaffi,
'e disse il guardia: Levategli i baffi,
e l'avrei presa la spina nel cuor.
E la mattina del venti di marzo
il guardiano mi venne a vedere,
e con sé ce l'aveva i' barbiere
e una scranna per farmi sede'.
Con cattive maniere mi prese,
il rasoio 'un l'aveva perfetto,
e mi raschiava, parevo un capretto
i miei baffini li vidi andà' giù.
Quando poi egli èbban fatto tutto,
il guardiano m'accennò con un dito
e disse: Questo gli è i' vostro vestito,
e nel vederlo mi fece tremà'.
Questo numero che oggi indossate
vi cancella da i'nome e casato,
Centosette sarete chiamato
e Ridolfo Foscati mai più.
Centosette sarete chiamato
e Ridolfo Foscati mai più.
Dear
father I write to you these painful lines in tears, which stick in my throat,
to see myself treated this way. Writing, my hand trembles but I will explain
all; they have taken my clothes and they have taken my youth. Dear father, what
bad moments, blows and slaps are nothing to them: the guard told me to shave
off my moustache and it was like a thorn in my heart. The morning of March 20th
the guard came to see me and he brought the barber and a seat for me. He took
me roughly, the razor was not keen, he scraped me, I looked like a goat and my
moustache fell to the floor. When he had finished the guard pointed at me and
said ‘These are your clothes” and when I saw I trembled. “This number that
today you are wearing cancels your name and family: you will be called 107 and
never again Ridolfo Foscati.”
The seventh song is a satirical, humorous piece of which many variations exist: the one by Caterina Bueno is complex and political; for simplicity's sake I present a shorter version here, sung by Bueno's heir, Ginevra di Marco. The song has its origins in the train journey made by seasonal workers from one region to another each year. The train was ironically dubbed La Leggera or the Light Train because the impoverished workers carried suitcases which were virtually empty. The song is a satirical wishful thinking for these oppressed and wretched labourers.
Il lunedì la
testa mi vacilla
Oi che meraviglia non voglio lavorar
Il martedì poi l’è un giorno seguente
Io non mi sento di andare a lavorar
Il mercoledì poi l’è un giorno di baruffa
Io c’ho della ciucca non voglio lavorar
Il giovedì poi l’è festa nazionale
Il governo non permette ch’io vada a lavorar
Oi che meraviglia non voglio lavorar
Il martedì poi l’è un giorno seguente
Io non mi sento di andare a lavorar
Il mercoledì poi l’è un giorno di baruffa
Io c’ho della ciucca non voglio lavorar
Il giovedì poi l’è festa nazionale
Il governo non permette ch’io vada a lavorar
Oh leggera dove vai
Io ti vengo io ti vengo a ritrovar
Il venerdì poi l’è un giorno di passione
Io che son cattolica non voglio lavorar
Il sabato poi l’è l’ultimo giorno
Oi che bel giorno non voglio lavorar
Arriva la domenica mi siedo sul portone
Aspetto il mio padrone che mi venga a pagar
Padron l’è là che arriva l’è tutto arrabbiato
Brutto scellerato lèvati di qua!
Noi siam della leggera e poco ce ne importa
Vadan sull’ostia la fabbrica e il padron!
Monday my head is aching, O surprise surprise, I have no urge to work; Tuesday, the day that follows, I don’t feel like going; Wednesday, a day of fisticuffs, I go on a spree and have no urge to work; then Thursday comes, a national holiday, the government won’t let me go to work; O Light Train where are you going, I’ll be coming, I’ll come to find you. Friday is the day of the Passion and I who am Catholic, I cannot go to work; Saturday is the last day, such a fine day I have no urge to work; along comes Sunday and I sit on the doorstep waiting for the boss who comes to bring my pay; the boss arrives and gets there in a fury: ugly villain, get out of here! We belong to the Light Train and couldn’t give a fig. May the boss and the factory go to the Devil!
And finally, the curse, which Caterina Bueno bravely recorded for posterity:
Chi dice mal di me sia maledetto,
sia maledetto per una settimana:
il lunedi gli venga il mal di petto,
il martedi la febbre maremmana,
il mercoledi sia messo nel letto,
il giovedi che sia messo nella bara,
il venerdi sia messo nella fossa,
il sabato distrutto carne ed ossa.
May he who speaks ill of me be cursed, cursed for one week: on Monday may he suffer pains in his chest; on Tuesday, the Maremman fever [malaria]; on Wednesday take to his bed, on Thursday be lain in a coffin; on Friday be lain in his grave, on Saturday his flesh and bones be destroyed.
Caterina Bueno |
No comments:
Post a Comment
Comments are welcome but will be checked before publishing.